Al debutto la Biennale di Venezia resterà aperta fino al 24 novembre
Le dritte per la Biennale
La Mostra, quest’anno, si intitola Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere. Sotto la curatela di Adriano Pedrosa, presenta 331 artisti e collettivi vissuti o che vivono in e tra 80 Paesi. Ogni Paese espone in un padiglione che è ubicato nei due luoghi espositivi principali, I Giardini e l’Arsenale (diviso in Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico), oppure, in palazzi e luoghi sparsi per la città. L’esposizione resterà aperta fino al 24 novembre. Biglietti e info generali: labiennale.org.
Il titolo
Il titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. «L’espressione Stranieri Ovunque – spiega il curatore Adriano Pedrosa – ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri».
I conflitti
Il padiglione israeliano, scortato da militari dell’esercito è chiuso in segno di protesta, come spiegato da un cartellone affisso dagli artisti, fino a quando non si arriverà a un cessate il fuoco o ad un accordo per il rilascio degli ostaggi. Serranda abbassata anche per il padiglione Russo, ceduto agli artisti boliviani, come segno di protesta per “l’invasione” dell’Ucraina. Bizzarro è il “Consolato di tutti i popoli africani”, affacciato sul Canal Grande, che si esibisce pure una bandiera.
Il Padiglione Italia
Si intitola Due qui / To Hear il progetto espositivo per il Padiglione Italia, situato ai Giardini. Curato da Luca Cerizza, il progetto ha il suo nucleo centrale in una grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini. Il progetto propone un itinerario attraverso tutti gli spazi del Padiglione, incluso il giardino, in cui l’alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conduce a incontri inaspettati con opere e installazioni di natura sonora e performativa.
Il nomadismo artistico di Eddie Martinez
Il sorprendente Padiglione della Repubblica di San Marino
Un progetto site-specific per La Fucina del Futuro (Calle San Lorenzo 5063B, Castello), splendido spazio votato alla versatilità. È l’artista americano Eddie Martinez con il progetto Nomader, a cura di Alison M. Gingeras, a rappresentare la Repubblica di San Marino alla 60ª Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, visitabile fino al 24 novembre. Un progetto intimo e fortemente affine con Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, il tema portante della Biennale 2024. Martinez, infatti, è stato segnato da un’infanzia itinerante: durante il periodo della sua maturazione si è spostato con la famiglia da una regione all’altra degli Stati Uniti. L’inclinazione ad appropriarsi di frammenti di immagini e temi deriva quindi dal suo background nomade. Martinez si è sentito perennemente straniero, indipendentemente dal luogo di permanenza, fino a quando, da adulto, ha messo radici a Brooklyn.
Avendo iniziato a praticarlo in giovane età, il disegno è stato l’elemento che ha dato continuità a Martinez nel corso della sua vita. Anche quando era costantemente in viaggio, i materiali portatili gli hanno permesso di investire nel disegno come pratica di base, che da allora costituisce la spina dorsale del suo lavoro. Il disegno ha fornito a Martinez un senso di casa, dandogli conforto e permettendogli di esplorare la sua immaginazione; a sua volta, il disegno è diventato il motore generativo delle sue pratiche pittoriche e scultoree.
«Così come il tema curatoriale della Biennale abbraccia la nozione di Homo Migrans – scrive Alison M. Gingeras – così fa l’universo visivo dell’opera di Martinez. La sua pratica sperimentale ed eterogenea è in continua evoluzione: utilizza diversi media come se cercasse sempre di rendere il suo linguaggio visivo estraneo a se stesso». Il titolo Nomader suggerisce sia il tema del nomadismo, fisico e culturale, sia un gioco fonetico sulla pronuncia americana che suona come “no matter” (non importa). Entrambi i significati risuonano con l’opera dell’artista e con il suo immaginario (biennaleveneziasanmarino.com).
FUORI BIENNALE
Museo Correr
Francesco Vezzoli
Musei delle Lacrime
Vezzoli ricama i suoi quadri da sé, in un’esperienza privata e intima che capovolge le categorie di maschile e femminile
Palazzo Grassi – Punta della Dogana
Julie Mehretu
Ensemble
La mostra riunisce oltre sessanta dipinti e incisioni di Julie Mehretu, realizzati durante un periodo di venticinque anni
Fondazione Prada Venezia – Cà Corner
Christoph Büchel
Monte di Pietà
Un’indagine del concetto di debito come radice della società umana e veicolo primario con cui è esercitato il potere politico e culturale