Fino al 28 aprile (orari: 11-20) la biblioteca del Parco Sempione ospita la mostra Cini Boeri nella Biblioteca del Parco”, a cura di Antonio Boeri, Giulia Boeri e Cristina Moro, con il progetto grafico di Paolo Giangiulio. Ideata in occasione del centenario della nascita dell’architetta (1924 – 2020), Triennale Milano e l’Archivio Cini Boeri hanno scelto di cominciare a raccontare la storia di Cini a partire dalla sua città, all’interno di un edificio simbolico, costruito per offrire ai cittadini un luogo dedicato alla cultura e alla socializzazione.
La mostra Cini Boeri è un racconto dell’architetta e il suo archivio ma anche sulla storia e la funzione della Biblioteca, che per l’occasione apre generosamente i suoi spazi e accoglie alcuni imbottiti, per sedersi e sperimentare alcuni celebri imbottiti della designer.
Mostra Cini Boeri: la moquette rosa
È il leitmotiv su cui poggia, fisicamente, la mostra Cini Boeri. Evoca un rivestimento caro a Cini Boeri, impiegato nella sua casa di Sant’Ambrogio, il punto di ritrovo di amici, intellettuali, artisti. Nel corridoio esterno, ci si avvicina alla figura della progettista attraverso i materiali del suo archivio: le fotografie e gli impaginati con cui lei stessa presentava il suo lavoro, raccontano un design alla ricerca di forme inedite e funzionali, sensibile alle esigenze fisiche e psicologiche degli individui, per incoraggiarne l’autonomia, di azione e di pensiero.
Mostra Cini Boeri, sala lettura: a casa di Cini
La sala lettura della mostra Cini Boeri accoglie alcuni pezzi storici provenienti da collezioni private, archivi aziendali e musei che raccontano il design di Cini Boeri, agile, ironico e pronto a rispondere alle nuove esigenze abitative. Cini esprimeva la modernità attraverso le sperimentazioni con le forme e i materiali, come nelle lampade per Artemide, Stilnovo, Tronconi, Venini, nelle piccole librerie girevoli in legno, realizzate con l’ebanista Luigi Ghianda, e nel tavolo Lunario per Knoll: un racconto di superfici, asimmetrie e sbilanciamenti caro a Cini.
Nel 1967 con il poliuretano disegna il Bobo, una poltrona per tutte le età; arriccia il cristallo dei bicchieri disegnati per Arnolfo di Cambio (visti in Blade Runner con Harrison Ford), semplifica le forme nel posacenere per Padova Argenti, lavora con l’acciaio, il rame e l’ottone nei volumi della caffettiera Opera per La Pavoni.
E poi progetta arredi su rotelle – il set di valigie per Franzi, le poltroncine Botolo – e pratici nell’utilizzo, come gli Strips, disegnati nel ’72, dopo il passaggio da Milano dell’artista Christo, arredi “impacchettati” e pronti all’uso. Verso la fine della sua carriera, Cini entra nel mondo della moda: la borsa Invites, disegnata per Prada ed esposta in una teca, è l’occasione per immaginare un accessorio in nylon, flessibile e riconfigurabile, come i suoi interni.
Il “Cini-pensiero”
«Pensando ai mutamenti temporali che caratterizzeranno l’uso degli spazi cerco di progettare case il cui valore sia la flessibilità. Più pareti scorrevoli che porte, più trasparenze che muri e più allegria che solitudine» spiegava Cini Boeri a M. Gucicone, nel corso dell’intervista “Progettare è una gioia, ma anche un impegno”, uscita su Domusweb l’8 maggio 2012.
«Credo che il primo compito di un architetto del domani sia quello di studiare nuove tipologie di abitazione e progettare nuovi sistemi di spazio e di lavoro, dove le esigenze bio-psicolgoiche dell’individuo (respiro, immagini, calore e colore), siano rispettate e favorite» diceva Cini Boeri, in un suo intervento al Politecnico di Milano, il 6 febbraio 1984, dal titolo “Il rapporto spazio – oggetto come qualità dell’ambiente e dei comportamenti”.
«È compito del progettista proporre, con responsabilità e con coscienza, tutto ciò che può semplificare e migliorare la vita e suggerire all’industria il proprio utilizzo, non solo in qualità di creatore di immagini, ma come tecnico e ricercatore che lavora al suo fianco […] sempre in una ideale tensione verso il futuro, anticipando ciò che risulta possibile, ma non ancora realizzato, cercando di evitare la ripetizione inflazionistica e puramente consumistica di oggetti già esistenti”. (C. Boeri, Permanenze e mutazioni nell’abitare, 1988).
La biblioteca di Parco Sempione
L’edificio, disegnato in occasione della X Triennale del 1954, rispondeva all’esigenza di offrire ai cittadini una sala lettura luminosa, una “biblioteca giardino” sull’altura del Monte Tordo, integrata nel contesto del Parco Sempione. Il padiglione in cemento e vetro, progettato dagli architetti Ico Parisi e Silvio Longhi, con l’ingegnere Luigi Antonietti, era la risposta al programma della manifestazione, che promuoveva la realizzazione di architetture permanenti costruite con criteri moderni e la collaborazione con il mondo della produzione industriale e delle arti plastiche.
L’edificio venne realizzato dalla Cementeria di Merone, che aveva manifestato il suo interesse per mostrare le potenzialità espressive del cemento armato e vide il coinvolgimento di artisti come Bruno Munari, Mauro Reggiani, Umberto Milano, e Francesco Somaini, autore della scultura della “Lettrice”, nel patio esterno. Il risultato fu un “centro culturale di attrazione”, “funzionale e artisticamente curato in ogni sua parte” (Biblioteca del parco, Comune di Milano, 1955, Ed. Noseda, p. 11). La biblioteca è tutt’oggi attiva e svolge la sua funzione di luogo di prestito e lettura, mettendo a disposizione anche dei tavoli all’aperto.