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27. 06. 2024 07:53

La farsa dei buoni pasto a Milano: non bastano per coprire il costo per mangiare in pausa pranzo

Il valore medio è di poco meno di 7 euro, che spesso non è sufficiente

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I buoni pasto a Milano sono da tempo una componente fondamentale dei benefici per i dipendenti in Italia, offrendo un modo conveniente per gestire le spese del pranzo. Tuttavia, a Milano, l’efficacia di questi buoni è messa in discussione. Con un valore medio di poco meno di 7 euro, molti dipendenti trovano che i loro buoni pasto non siano più sufficienti per coprire il costo del pranzo durante le pause, soprattutto nelle grandi città come Milano dove il costo della vita è significativamente più alto.

Buoni pasto a Milano, valore insufficiente contro i costi crescenti

Il valore medio dei buoni pasto è di circa 7 euro, una cifra che non riesce a tenere il passo con i tassi di inflazione in aumento. Questa discrepanza significa che spesso i dipendenti devono integrare di tasca propria il costo rimanente dei pasti. Secondo un’indagine condotta dall’Istituto Altis dell’Università Cattolica, quasi la metà dei buoni copre solo tra il 50% e l’80% del costo totale del pasto. Allarmante, in quasi un caso su cinque, i buoni non coprono nemmeno la metà delle spese del pasto. Luca Pesenti, esperto in materia, sottolinea che l’insoddisfazione è particolarmente accentuata nel nord Italia, dove la distanza tra il valore del buono e il costo della vita è più evidente.

Richieste del settore per un aumento dell’esenzione fiscale

Le associazioni di settore, come Anseb, stanno chiedendo un aumento della soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto da 8 a 10 euro. Questo adeguamento è visto come essenziale per colmare il divario tra il valore dei buoni e i costi effettivi dei pasti. D’altra parte, i commercianti hanno le loro lamentele, principalmente riguardo alle elevate commissioni associate ai buoni pasto. Uno studio di Bva Doxa rivela che queste commissioni sono in media intorno all’11%, portando alcuni venditori a smettere di accettare i buoni pasto del tutto.

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Lavoro a distanza e buoni pasto

Un altro problema significativo è la fornitura di buoni pasto per i lavoratori a distanza. Attualmente, solo il 43% dei dipendenti remoti riceve buoni pasto, una cifra che molti ritengono dovrebbe essere più alta. I dipendenti sostengono che solo perché lavorano da casa non significa che il loro bisogno di supporto per i pasti diminuisca.

Implicazioni fiscali dei buoni pasto

Dal punto di vista fiscale, i buoni pasto sono un argomento interessante. In Italia, questi buoni sono considerati un beneficio non tassabile fino a un certo limite. Per i buoni elettronici, questo limite è attualmente fissato a 8 euro al giorno. Qualsiasi importo superiore a questo è soggetto a tassazione. L’aumento proposto a 10 euro non solo allevierebbe alcuni dei costi finanziari per i dipendenti, ma fornirebbe anche un beneficio più sostanziale senza ulteriori implicazioni fiscali.

Per le aziende, fornire buoni pasto può anche essere un modo efficiente dal punto di vista fiscale per migliorare la compensazione dei dipendenti. Possono dedurre il costo di questi buoni dal loro reddito imponibile, rendendolo un accordo reciprocamente vantaggioso sia per i datori di lavoro che per i dipendenti.

In sintesi, sebbene siano un beneficio prezioso per i dipendenti, il valore attuale dei buoni pasto a Milano e in altre grandi città non copre sufficientemente i costi dei pasti. Questo problema è aggravato dal crescente costo della vita e dalle elevate commissioni per i commercianti. Maggiori esenzioni fiscali e una più ampia fornitura per i lavoratori a distanza potrebbero aiutare ad affrontare queste sfide, garantendo che i buoni pasto rimangano un beneficio rilevante ed efficace per tutti i dipendenti.

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