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18. 05. 2024 10:03

Incendio al carcere Beccaria, il racconto della notte: innesco volontario e attimi di tensione

Dopo le accuse di violenze a carico di agenti della polizia penitenziaria, questa notte nel carcere minorile è scoppiato un incendio

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Un incendio è scoppiato nelle scorse ore nel carcere minorile Beccaria senza che vi siano stati feriti. Secondo quanto riferito dai vigili del fuoco, le fiamme sono scaturite da una cella al secondo piano e i fumi ne hanno coinvolte altre tre, sempre al secondo piano.

Incendio al carcere Beccaria: l’intervento dei vigili del fuoco

L’incendio è stato spento e nessuna persona è stata coinvolta. Per i Vigili del fuoco sono state necessarie circa tre ore per avere ragione delle fiamme sulle cui cause sono in corso indagini. L’incendio è scoppiato intorno alle 2 e parte dei detenuti è stata fatta uscire dallo stabile per ragioni di sicurezza. Le quattro squadre di vigili hanno finito il loro lavoro intorno alle 5.

Torture al Beccaria
Carcere Beccaria

Il carcere Beccaria di Milano è da tempo al centro dell’attenzione per soprusi ai danni di detenuti per i quali è stata aperta un inchiesta che ha visto anche degli arresti di agenti della Polizia penitenziaria mentre il Natale del 2022 fu teatro di una rocambolesca evasione durante la quale fuggirono in sette, tutti rientrati o catturati.

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Carcere Beccaria, il racconto della notte

E’ stato appiccato volontariamente, pare a un materasso, l’incendio scoppiato all’1:30 nel carcere minorile Beccaria di Milano che ha inizialmente interessato due celle ma che ha causato fumo che ha invaso tutto il secondo piano tanto che 67 detenuti sono stati portati in un’area comune. Si sono registrati momenti di tensione quando, domato l’incendio, i detenuti, 13 quelli più esagitati, non volevano tornare nelle celle e, su richiesta della Polizia penitenziaria, sono intervenuti gli agenti della Questura e quelli del Reparto mobile.

Un detenuto egiziano di 18 anni, in preda a crisi convulsive, è stato portato all’ospedale San Carlo. Sono state danneggiati vetri delle porte di ferro e altri arredi. Sono intervenute quattro ambulanze e gli operatori del 118 sono stati aggrediti verbalmente. I detenuti sono rientrati nelle celle appena visto arrivare il Reparto mobile.

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3/05/2024 – Il terremoto nel carcere Beccaria di Milano è partito la mattina del 22 aprile 2024. L’indagine della Procura di Milano era iniziata nel 2022 e si è conclusa con l’arresto di tredici agenti della polizia penitenziaria e otto sospensioni. Le accuse sono pesantissime: maltrattamenti in danno di minori, concorso nel reato di tortura, concorso nel reato di lesioni in danno di minori, concorso nel reato di falso ideologico e tentata violenza sessuale da parte di un agente nei confronti di un detenuto.

I giovani detenuti che hanno subito violenze, alcuni anche ex, sono dodici in totale. Le segnalazioni sono partite dalle psicologhe del carcere, dalle madri dei giovani detenuti dietro le sbarre, oltre che dal garante milanese dei detenuti. Le indagini al carcere Beccaria sono partite nell’agosto del 2022 a seguito delle omissioni da parte della polizia penitenziaria in un caso di violenza fra due giovani nel carcere. Le intercettazioni e le immagini acquisite grazie alle telecamere interne hanno svelato le torture che subivano i detenuti.

Carcere Beccaria, non è mica Alcatraz

Milano è al centro di un caso che fa rabbrividire e che fa dire allo stesso cappellano del carcere Beccaria – lo vedremo nell’intervista a Mi-Tomorrow – che ci troviamo di fronte a una situazione “da terzo mondo”. Gli ultimi sviluppi dal carcere Beccaria riguardano la salute dei giovani coinvolti nelle violenze. La Procura di Milano ha acquisito dagli archivi dell’istituto la documentazione medica dalla fine del 2021 dei detenuti al Beccaria. Lo scopo è di accertare se ci siano ulteriori vittime e se ci siano stati referti medici con prognosi ammorbidite o addirittura a “zero giorni”. Da lunedì inizieranno le audizioni dei ragazzi che sarebbero vittime di nuovi casi.

Il Beccaria è l’istituto con la più alta densità di giovani detenuti d’Italia: stiamo parlando di 69 ragazzi. I dati sono stati pubblicati dal settimo rapporto dell’associazione Antigone sulla giustizia minorile e gli Istituti penali per minorenni (2024). In totale in Italia ci sono 496 minori e giovani adulti detenuti in diciassette istituti penali per minorenni. Le ragazze detenute sono tredici, 254 gli stranieri.

Per il secondo anno di fila crescono le presenze medie giornaliere. I dati forniti dall’Istat e dal Ministero dell’Interno relativi ai minorenni arrestati e/o indagati nel periodo 2010–2022, mostrano un picco nel 2015, essendo stati segnalati complessivamente 32.566 minori (il numero massimo registrato fino ad ora). A partire dal 2015 invece si registra un costante decremento fino al 2019.

Carcere Beccaria, il precedente dell’evasione

Il carcere Beccaria era salito alla ribalta delle cronache già nel 2022: sette detenuti erano evasi la notte di Natale del 2022. Le successive indagini avevano permesso di rintracciare progressivamente tutti gli evasi e riconsegnarli alla giustizia. Una situazione che, almeno per il momento, non sembra collegata agli episodi di violenza rilevati in questi giorni dentro l’istituto minorile.

«Lo diciamo con preoccupazione: sono prospettive minori quelle che oggi vediamo rispetto a due anni fa, quando pubblicammo il nostro precedente rapporto sulla giustizia minorile in Italia». Parole dell’associazione Antigone, la onlus che si occupa (anche) di giustizia minorile e Istituti penali per minorenni. L’occasione è stata la presentazione del settimo rapporto (2024). La fotografia è di una situazione in peggioramento: «Prospettive minori per il sistema, per gli operatori e per i ragazzi e le ragazze, che si ritrovano attorno più sbarre – fisiche e metaforiche – e meno speranze riguardo al loro futuro».

Carcere Beccaria, parla il cappellano don Claudio Burgio: «Operatori motivati, risorse e sostegno degli adulti per uscire dal buio»

È molto consultato, quasi un passaggio obbligato per chi vuole capire cosa sta succedendo nel mondo carcerario dei minori. Don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria e fondatore della comunità di recupero Kayros, non si sottrae a questo esercizio molto doloroso per uno come lui che ha dedicato la vita al recupero dei ragazzi.

Com’è possibile che le violenze del Beccaria siano emerse così tardi?
«Come tanti altri anche io sono rimasto sorpreso, non mi aspettavo questa situazione anche se è presente nell’immaginario collettivo che si tratta di un mondo violento».

Che esistessero criticità era noto.
«Da molto denunciavo, non da solo, il sottorganico degli agenti, degli educatori, l’assenza di un comandante stabile. Solo ora c’è un nuovo direttore, una buona notizia».

I reati appaiono molto gravi.
«Ognuno risponderà di quello che ha fatto, esiste la responsabilità personale, se ci sono reati non esistono giustificazioni. Se siamo arrivati a questo, lo ripeto, è perché molti aspetti sono stati trascurati, molte persone si sono trovate alla prima esperienza».

L’impressione è che il Beccaria sia diventato quasi un carcere da terzo mondo.
«Lo è diventato e noi lo avevamo segnalato al governo che per troppo tempo i direttori si vedevano solo 2-3 giorni alla settimana in un carcere dove si trovano ragazzi particolarmente difficili, molti sono stranieri non accompagnati che non parlano italiano, vivono situazioni di stress».

Un contesto che ha facilitato le violenze?
«Purtroppo la situazione è degenerata. Veda, dopo la chiusura dei manicomi il carcere è diventata l’ultima istituzione totale, a rischio di deriva totalitaria: succede così che nessuno arrivi alla conoscenza dei fatti, non ci sono contatti con gli adulti».

Don Luigi Burgio
Don Luigi Burgio

E’ evidente che la cura non può essere solo l’aumento degli agenti.
«E’ una cosa da fare, i turni devono essere razionali, gli stipendi adeguati. Ma certamente non basta, bisogna aiutare la comunità esterna altrimenti non ce la facciamo».

Come si fa a aiutare la comunità esterna?
«Chi opera nel carcere dev’essere attrezzato a svolgere compiti molto impegnativi, ci vogliono persone appassionate, pronte».

Possiamo dire che serve un intervento a 360 gradi.
«Dopo quello che è successo c’è molto allarmismo, io dico che dobbiamo rispondere con un sistema culturale, con l’educazione, non tanto con l’inasprimento delle pene o con interventi muscolari».

Cosa può fare la società?
«I ragazzi soffrono spesso detenzioni molto lunghe, si sentono soli, a volte si trovano in un Paese che non è il loro. Andare in comunità è un primo passo per aiutarli ma per fare questo c’è bisogno dell’impegno degli adulti».

La Costituzione prevede un ruolo rieducativo per il carcere. È davvero possibile?
«Si prova, non è un’operazione facile. I ragazzi stanno male, subiscono un clima molto pesante che impedisce di entrare in sintonia con loro. Il reinserimento è possibile con il concorso di altre istituzioni come la scuola, le comunità: uno sforzo d’insieme, di tanti soggetti».

Carcere Beccaria, Alessandro Giungi (Sottocommissione Carceri Pene e Restrizioni del Comune di Milano): «Condizioni inaccettabili anche a San Vittore»

Sono state diffuse le immagini dei pestaggi all’interno del Beccaria. Che effetto le fanno?
«I video sono terribili e sconvolgenti. Mi addolorano moltissimo. Mi dispiace perché io sono certo che la grande maggioranza degli agenti di polizia penitenziaria svolge un lavoro importante, fatto in maniera seria. Queste sono persone che hanno disonorato la divisa. Abbiamo la necessità di garantire il più possibile tutte le garanzie costituzionali anche a chi è detenuto. La violenza è inaccettabile».

A Natale 2022 erano evasi sette detenuti dal Beccaria.
«Non ho elementi per giudicare se le due vicende sono collegate. Sicuramente che la condizione nel momento dell’evasione fosse di un numero di agenti di polizia penitenziaria al di sotto dell’organico previsto è un tema, oltretutto lavorando in situazioni di grande stress. Inoltre, ci sono pochi mediatori, psicologi, anche la sanità interna ha delle grandissime problematicità. Questa è la condizione delle nostre carceri».

Alessandro Giungi
Alessandro Giungi

Come Comune eravate a conoscenza di situazioni di pericolo per i detenuti del Beccaria?
«No, questa è una situazione che ci ha colto del tutto impreparati. Noi come commissione abbiamo fatto qualche sopralluogo all’interno del Beccaria, ma del resto se una persona come don Gino Rigoldi, che da quarant’anni lavora lì, non se n’era accorto, questo fa capire la difficoltà di intercettare certe problematiche interne».

Come può agire adesso il Comune per tutelare i minori al Beccaria?
«Nei giorni successivi agli arresti io e il presidente della commissione Nahum siamo andati a parlare col direttore del Beccaria per chiedere quello che poteva essere fatto. Noi abbiamo in campo cinque educatori che lavorano pagati dal Comune di Milano. Ci tengo a sottolinearlo perché queste competenze esulano dai compiti del Comune. La nostra proposta sarà quella di aumentare il numero di questi educatori all’interno del Beccaria».

Qual è la situazione attuale?
«Non so la percentuale ma c’è una grande presenza di minori stranieri, anche non accompagnati. Ci sono anche minori italiani però c’è sicuramente una grande percentuale rilevante di minori stranieri non accompagnati».

A Milano c’è anche San Vittore.
«Abbiamo fatto un recente sopralluogo e abbiamo appurato quella che è una condizione di sovraffollamento e di agenti di polizia sotto organico. Inoltre, una circolare del 2022 del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ndr) sulle attività trattamentali all’interno delle carceri ha sancito la chiusura dei reparti, quando prima invece potevano essere lasciati aperti. Se i detenuti rimangono sempre chiusi dentro la cella, secondo me, questo aumenta ancora di più l’aggressività e la frustrazione di certe persone. C’è anche un altro tema».

Quale?
«Quello della sanità carceraria, a carico della Regione, che non è assolutamente soddisfacente: ci sono pochissimi infermieri e le condizioni non sono ottimali. Penso anche al numero di suicidi dei detenuti, sono cose che non possiamo accettare».

Istituto Minorile Beccaria

Carcere Beccaria, i numeri

496

Minori ospitati negli istituti penali minorili

17

Istituiti penali minorili in Italia

13

Ragazze (2,6% del totale)

254

Sono stranieri (51,2% del totale)

Fonte: Antigone

Carcere Beccaria, suicidi e sovraffollamento negli istituti italiani

L’ultimo caso nel carcere di Como: un detenuto di 32 anni si è suicidato dopo essere evaso dall’ospedale San Paolo di Milano. «Nonostante le ripetute denunce sulla tragica situazione delle carceri italiane, la conta dei suicidi è divenuta una sorta di macabra liturgia. Siamo a 31 nel 2024.

Il record, quello di 84 suicidi in un anno, registrato nel 2022, sarà di questo passo abbondantemente superato»: con questa lettera la Camera penale di Milano nel mese di aprile aveva richiamato l’attenzione delle istituzioni sulla situazione delle carceri in Italia. A Milano, nel carcere di San Vittore c’è un «sovraffollamento drammatico».

Lo avevano denunciato a febbraio i consiglieri del Pd Daniele Nahum e Alessandro Giungi, presidente e vicepresidente della sottocommissione Carceri Pene e Restrizioni del Comune di Milano. A San Vittore si potrebbero ospitare meno di 800 persone detenute ma oggi si contano 1130 soggetti con celle di pochi metri quadrati in cui si è costretti ad ammassare fino a 8 persone. Gli agenti di Polizia Penitenziaria sono sottosoglia di almeno 200 unità e sono chiamati a relazionarsi con 600 persone detenute prese in carico dal Sert per dipendenze da droga e alcol.

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