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Milano
28. 06. 2024 19:29

Grattacieli a Milano, altri dieci entro il 2026: è ancora questa la strada giusta?

Dopo la creazione di due interi quartieri che puntano “verso l’alto” come Porta Nuova e CityLife, non si arresta la crescita

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Il merito di avere reso popolare il tema dei grattacieli a Milano va dato senza dubbio a Celentano. Nel 2005, quando i giganti di acciaio erano solo sulla carta, si scagliò contrò l’allora sindaco Albertini: «Vuole riempire Milano di grattacieli, è cieco come i sindaci che lo hanno preceduto, democristiani e anche comunisti, che hanno firmato il disastro ecologico dell’Italia».

Il molleggiato non era nuovo a queste sortite, oltre al Ragazzo della via Gluck nel 1972 aveva cantato un’altra canzone meno famosa dal titolo Un albero di trenta piani in cui criticava il Pirellone in quanto simbolo del cemento che da sempre è stato il bersaglio.

Grattacieli a Milano, gli edifici iconici

La storia è andata come Celentano paventava. Nel giro di 15 anni Milano, che prima ne era priva fatta eccezione per il Pirelli e la Torre Velasca, è diventata la città dei grattacieli, con ben due quartieri ricostruiti ex novo diventati famosi in tutta Italia: Porta Nuova e Citylife, grazie anche ad alcuni edifici iconici come il Bosco Verticale e ad alcuni inquilini famosi come la ex coppia composta da Ferragni e Fedez. Anche altri quartieri conoscono questo tipo di costruzioni, ci sono cantieri dappertutto per dare una sede in modo particolare a uffici: banche, assicurazioni, società.

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Grattacieli a Milano, pro o contro?

Difficile capire quale sia il reale parere dei milanesi. È vero che molti sono contrari, si mettono sotto accusa le volumetrie enormi e le colate di cemento, per non parlare del fatto che questi colossi a volte spuntano come cattedrali nel deserto. C’è poi il discorso sociale, abitare in certi appartamenti richiede spese da milioni di euro (in caso di acquisto) per cui è inevitabile che si creino zone off limits per i comuni mortali.

Ci sono anche i favorevoli, più silenziosi, che forse sono la maggioranza. Vedono nei grattacieli un motivo di bellezza, sono orgogliosi della capacità di trasformazione che Milano riesce sempre ad esprimere, della sua attitudine ad attirare investimenti stranieri, del suo non stare mai ferma e di essere pronta a cambiare, a sperimentare.

Grattacieli a Milano, perché sì: «Bene costruire, ma basta acciaio e vetro»

I grattacieli sono da considerare un momento di rinnovamento della città ma dovevano essere concepiti in modo diverso. È il parere dell’architetto Nicola Brembilla che spiega a Mi-Tomorrow come sarebbe dovuto essere guidato il cambiamento.

Nonostante le difficoltà Milano ha uno skyline rappresentato da Porta Nuova: come lo giudica?
«Anche a Milano alla fine si è riusciti a realizzare un nuovo centro, come è avvenuto a Palermo, grazie soprattutto alla caparbietà di Catella: è venuta meno così quella città iper radiocentrica che sembrava incrollabile, ora il nuovo centro è scivolato verso nord».

Perché in pochi anni i grattacieli sono spuntati come funghi?
«Siamo passati da una dimensione no globale a una globale con una terziarizzazione avanzata e i territori hanno acquisito un valore enorme, con prezzi assurdi».

I grattacieli come emblema della modernizzazione?
«E’ così, gli spazi sono pochi, la città è piccola e si deve costruire in altezza: è già successo a New York, poi a Singapore, Hong Kong».

Nicola Brembilla
Nicola Brembilla

Sono esempi positivi.
«Il problema di Milano è che si è costruito senza un piano come è invece successo a Londra con la City, si è andati avanti con progettazioni in deroga: l’esempio più evidente è Citylife».

E’ mancata una visione?
«Eccetto che per Gioia sono venute fuori torri solitarie, isolate».

Anche dal punto di vista estetico è così critico?
«No, sotto questo aspetto la città ci ha guadagnato, anche perché è comunque meglio di una città morta. Milano è certamente migliorata, basti pensare a cos’era prima il quartiere di Porta Nuova, sono arrivate le archistar che hanno fatto grandi progetti legati però ad una concezione sorpassata».

Si spieghi.
«Si costruisce ancora con vetro e cemento, è antiecologico, si arriva a produrre 50 volte Co2 rispetto ad un edificio normale».

Si poteva fare diversamente?
«Purtroppo c’è stata un po’ di presunzione, si è pensato: a Milano facciamo meglio le cose. Secondo me ci si poteva riallacciare al sapere formale e storico basato sulle costruzioni murarie che è molto più compatibile con le istanze ambientali».

Grattacieli a Milano, perché sì: «Opere superate e costruite solo per guadagnare»

Un modello sbagliato che prima o poi scoppierà. Non usa giri di parole Giuseppe Boatti, urbanista nonché ex docente del Politecnico, per spiegare la sua ostilità alla città dei grattacieli.

Professore, si continua a costruire in altezza: cosa ne pensa?
«Partiamo da questa considerazione: esiste la Città Metropolitana composta da 3 milioni di persone, che in realtà sono 5, prevista peraltro dalla Costituzione ma il suo sindaco Sala si occupa solo del centro di Milano».

È suo dovere.
«Sì, ma invece che fare il sindaco è diventato il più grande operatore immobiliare di Milano»

Ma a lei piacciono i grattacieli?
«No, è sbagliato insistere nel costruirli perché ormai siamo in un regime di smart working, sarebbe interessante sapere quante sono le luci che rimangono accese la sera in queste strutture».

Giuseppe Boatti
Giuseppe Boatti

Perché continuano a costruirli?
«C’è un boom immobiliare, il problema è che è fittizio, prima o poi esploderà»

Chi investe ne è consapevole?
«Chi investe è preoccupato di fare fruttare l’investimento e sa che già dopo un anno ci sarà un rendimento».

Perchè è così severo?
«Perché Milano era la capitale dell’economia ma ora è diventata quella del mattone».

Non la convincono neanche le archistar che hanno firmato i progetti di riqualificazione?
«E’ un fatto che si spiega in modo semplice: basta pagarli».

I grattacieli potrebbero essere la soluzione abitativa per coloro che non trovano casa.
«Non credo sia possibile realizzare l’edilizia sociale perché non è possibile pagare gli affitti di quel livello, nei grattacieli sono molto alti».

Cosa propone in alternativa?
«Guardi, c’è un modello di sviluppo che non può andare avanti, Milano è iperdensa, il cemento avanza dappertutto e i grattacieli sono un esempio, ma se non bastano si può pensare ai progetti di riqualificazione degli ex scali ferroviari. Dobbiamo decidere se questa è la strada oppure pensare ad un modello più funzionale, più adeguato alle necessità della città».

Grattacieli a Milano, la storia di uno skyline

Dopo i primi grattacieli del boom economico la svolta verso l’alto degli ultimi 14 anni

Il rapporto di Milano con i grattacieli è sempre stato complicato per via di una tradizione, poi diventata legge, secondo cui non era possibile costruire edifici più alti della Madonnina che, posta in cima al Duomo, arriva a 109 metri.

Nel 1954 arriva il primo strappo alla regola con il completamento della Torre Breda, in piazza Repubblica, con i suoi 137 (113 senza l’antenna) metri per 31 piani. Da allora si susseguono altre costruzioni diventate famose in tutta Italia: nel 1959 viene costruita la Torre Galfa che raggiunge i 111 metri.

Grattacieli a Milano, il Pirellone

Un anno dopo il Pirellone sul cui tetto dell’edificio, a 127 metri, venne posta una copia della Madonnina: opera di Giò Ponti, diventa il simbolo del boom economico e l’icona della Milano moderna. Non solo, per 40 resta l’edificio più alto d’Italia in quanto la Torre Velasca che rappresenta l’altro capolavoro dell’architettura milanese costruita nel 1959 arriva a “soli” 109 metri.

Pirellone
Pirellone

Grattacieli a Milano, Palazzo Lombardia

Tutto sommato si tratta di casi isolati, per vedere lo skyline, si chiama così il profilo del panorama delineato dagli edifici più alti, bisogna attendere il nuovo millennio. In Regione il presidente Formigoni coltiva il progetto di riunificare tutti gli assessorati in un unico gigantesco complesso, nasce così nel 2010 il palazzo Lombardia in via Gioia che raggiunge i 163 metri.

Palazzo Lombardia
Palazzo Lombardia

Grattacieli a Milano, Porta Nuova

In Comune la giunta Albertini vara due piani di riqualificazione: nel 2011 parte Porta Nuova dove svettano la Torre UniCredit, formato da tre torri disposte a cerchio, con altezza di 231, 100 e 50 metri, la Torre Solaria che raggiunge 152 metri, il Bosco verticale e la Torre Diamante, il più alto edificio in acciaio in Italia con 142 metri.

Torre Solaria
Torre Solaria

Grattacieli a Milano, Citylife

L’altro piano, più recente, riguarda Citylife che presenta la Torre Allianz, la Torre Generali e la Torre Libeskind, rispettivamente di 260, 192 e 176 metri. Nel giro di 14 anni Milano, sino a quel momento città “bassa” con giusto qualche vetta che faceva da eccezione, diventa una città alta, quantomeno in due zone della città. A firmare le nuove realizzazioni sono stati i grandi architetti contemporanei, le cosiddette archistar: le cose in questa città si fanno sempre in grande.

CityLife
CityLife

10 grattacieli a Milano in tre anni

di Tiziana Cairati

Entro il 2024

NIDO VERTICALE
Entro l’autunno dovrebbe essere consegnato il “Nido verticale”: 120 metri per 23 piani. Il grattacielo si affaccia su via Melchiorre Gioia e la Biblioteca degli Alberi.

Nido Verticale
Nido Verticale

CITTA CONTEMPORANEA 3.0
Città Contemporanea 1.0 e 2.0 già consegnate da tempo, in via di completamento Città Contemporanea 3.0 in consegna a fine anno. Tre edifici in linea più una torre di 92 metri per 25 piani a Cascina Merlata.

Città Contemporanea
Città Contemporanea

PARK TOWERS
Due torri di 77 e 55 metri d’altezza, entrambe con affaccio sul parco Lambro, in zona Crescenzago. Sono in consegna entro ottobre. La Procura ha chiesto il rinvio giudizio di sei persone per abuso edilizio.

Park Towers
Park Towers

GIOIA 20 EST E GIOA 20 OVEST“
I grattacieli fratelli “Gioia 20 Est” e “Gioia 20 Ovest”, alti rispettivamente 98 e 64 metri, zona Porta Nuova Garibaldi Varesine. Conclusione del cantiere entro l’estate.

Gioia 20
Gioia 20

HIPPODRHOME
Hippodrhome è una torre di circa 80 metri e 22 piani con affaccio sull’ippodromo di San Siro. La consegna dell’edificio residenziale è prevista in autunno.

Hyppodrhome
Hippodrhome

Entro il 2025

THETRIS
Zona Barona. E’ una torre tra i 96 e i 100 metri d’altezza suddivisa in tre moduli: il primo di 8 piani, il secondo di 6 e il terzo di 4. In totale sono previsti tra i 21 e i 25 piani. Consegna entro inizio 2025.

The Tris
The Tris

THE CITYWAVE
Il quarto grattacielo di Citylife, “lo sdraiato”, toccherà la quota massima di 110 metri. Sono due edifici autonomi collegati da una struttura a portico sospeso. Consegna entro fine 2025.

City Wave
Citywave

SYRE
In zona San Siro è in costruzione un nuovo complesso residenziale che prevede una torre alta 70 metri per 22 piani e un edificio da 8. Consegna prevista tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026.

Syre
Syre

Entro il 2026

TORRE FARO A2A
Il primo grattacielo nel sud Milano, alto 145 metri per 28 piani, sarà la nuova sede milanese di A2A. Il progetto contribuirà a ridisegnare l’asse nord-sud da via Crema a piazza Trento. Consegna prevista a inizio 2026.

Torre Faro
Torre Faro

MI.C.
Al posto dell’Hotel Michelangelo sul lato orientale della Stazione Centrale arriva MI.C., “la torre multiforme”, con un’altezza massima di 94,5 metri. La consegna è programmata per il 2026.

MI.C.
MI.C.

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