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19. 05. 2024 08:56

Walter Forzani, organetto e marionette i “fili” del mio lavoro in strada: «Porto leggerezza e poesia»

Nella città che “va di corsa” il musicista si racconta: «Rispetto a una volta Milano è più accogliente nei confronti degli artisti di strada»

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Organetto e marionette sono gli “strumenti di lavoro” di Walter Forzani, artista poliedrico che iniziò da adolescente a suonare la chitarra nella metropolitana milanese e che si è diplomato all’Accademia d’arte drammatica Paolo Grassi. «La dimensione della strada mi ha sempre affascinato per l’immediatezza del rapporto che hai con il pubblico. È un evento, diciamo, inaspettato», racconta a Mi-Tomorrow.

Walter Forzani: «Più di una volta è capitato che qualche ragazzetto vestito un po’ così, magari pieno di tatuaggi e di piercing, raschiasse nelle tasche, si fermasse a vedere quello che stavo proponendo e poi mi offrisse anche 5 euro»

Come intrattiene il pubblico per le strade di Milano?
«Da 6-7 anni suono l’organetto e muovo contemporaneamente delle marionette. Sono quelle col filo, da gamba, per una tradizione antichissima, ma non molto in uso. Nessuno ti paga per vederti, a differenza del teatro, ma è il pubblico che ti incontra. Mi piace l’idea di portare un elemento poetico-artistico in una dimensione più funzionale della vita quotidiana delle persone. È un donare in un atto inaspettato. È una cosa che mi nutre».

Che tipo di musica propone?
«Folk revival, una rivisitazione di pezzi tradizionali, soprattutto europei. Musica francese, qualche pezzo inglese, nord Italia, ma pure tarantelle. Io suono e faccio quello, alcuni mi ascoltano per 30 secondi, altri si fermano per mezz’ora. Mi esibisco a Milano soprattutto nell’asse centrale: piazzetta Reale, piazza della Scala, il Castello. In realtà poi mi è capitato di portarmi la strumentazione anche quando sono andata in vacanza e di esibirmi così anche in Liguria e Sardegna».

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Cosa l’ha colpita di Milano?
«L’essere riuscito a catturare le persone che corrono. Le spiego. Io ero convinto che la gente avesse voglia anche di lentezza e poesia. E avevo ragione. Per questo essere ascoltato da quelli in giacca e cravatta, con la valigetta, che devono effettivamente volare a lavorare, è un qualcosa che noti. I turisti sono più rilassati. Il milanese è anche generoso. Ma voglio aggiungere un particolare».

Prego.
«Più di una volta è capitato che qualche ragazzetto vestito un po’ così, magari pieno di tatuaggi e di piercing, raschiasse nelle tasche, si fermasse a vedere quello che stavo proponendo e poi mi offrisse anche 5 euro. Non è il ricevere dei soldi, ma l’attrarre anche questi individui con quello che fai. Dietro a questi atteggiamenti da tribù di città ci sono sempre tante sensibilità diverse. Percepisco il loro rispetto. Quello che magari chi è vestito tutto a puntino magari non sempre può trasmetterti. Questo mi ha fatto ricredere, ma anche imparare molto».

Si capisce che lei ha passione in quello che fa.
«Parto da una mia esigenza, in fondo c’è anche un po’ di ego, ma io lo vedo come un donarsi. C’è anche la gratificazione economica. Io non lo faccio come lavoro principale, anche perché è molto faticoso e non so se ce la farei a esibirmi tutti i giorni, ma è una dimensione alternativa della mia vita. In strada è una sfida, è un dire: “Mondo, io sono qui”. Poi vedi quello che succede».

Quale è la cosa più bella che le è accaduta per strada?
«Una famiglia con due bambini down è stata per un paio d’ore vicino a me durante una mia esibizione. Ballavano, ascoltavano, mi portavano dei sassolini, ridevano. C’è stato uno scambio di sguardi, mi hanno abbracciato, è stato emozionante. Un paio di volte sono accaduti anche degli episodi spiacevoli. Fa parte anche un po’ del gioco, gli incontri piacevoli e tranquilli per fortuna sono nettamente superiori alle vicende sgradevoli che ho vissuto».

Da ragazzino suonava nella metro, oggi si esibisce in centro. Come è cambiata Milano?
«All’epoca la città era più viva di passioni ideologiche. Io suonavo con un amico canzoni che spaziavano dai cantautori, al pop rock. Ci esibivamo 8-10 volte l’anno, eravamo “Cantanti della domenica”, tanto per capirci. Milano era più grigia, meno internazionale. Oggi è più colorata. Lo senti che è più nel mondo e meno provinciale in qualche modo. Quando ti esibivi ti guardavano in modo strano, adesso sicuramente non è più così».

 

Chi è

Walter Forzani, 59 anni, ha affinato le proprie tecniche all’Accademia dell’arte drammatica Paolo Grassi, tanto che ancora oggi lavora in una compagnia teatrale, prettamente come organizzatore, anche se si esibisce come attore nelle rappresentazioni per i bambini. Ama costruire anche burattini a guanto – quelli che si muovono dal basso verso l’alto – e propone tutt’oggi un paio di eventi a tema ogni anno. Nel corso della sua vita Forzani ha comunque parallelamente coltivato la propria passione per il canto e la musica popolare, studiando anche la fisarmonica diatonica, ossia l’organetto. La passione per le esibizioni per strada nasce quando era un adolescente. E a 15-16 anni strimpellava nella metropolitana di Milano in modo estemporaneo, ma comunque con molto trasporto, davanti al pubblico della sua città.

Qual è la piattaforma

Open Stage (theopenstage.it) è la piattaforma degli artisti di strada che vogliono mostrare il proprio talento a Milano. Sul sito si può dunque prenotare il proprio slot, della durata di due ore, oltre che il luogo effettivo dove avverrà l’esibizione. Dal centro alla periferia, passando anche per la metropolitana, vedi ad esempio l’intersezione tra la linea verde e quella lilla della fermata Garibaldi: le possibilità di avere un palcoscenico personalizzato per la propria esibizione si diramano di fatto su gran parte del capoluogo lombardo.

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