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27. 06. 2024 01:20

Le liste d’attesa in Lombardia: 735 giorni per un ecodoppler

Il crescente divario tra sanità pubblica e privata è un altro fattore critico

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La Lombardia si conferma, ancora una volta, come la regione italiana con le liste d’attesa più lunghe nel settore sanitario. La situazione, nota empiricamente a molti cittadini lombardi, è ora supportata dai dati del report “La Salute Non Può Attendere” realizzato da Federconsumatori in collaborazione con la Cgil. Questo documento mette in luce un quadro preoccupante, con tempi d’attesa che raggiungono picchi record.

Un record poco invidiabile: 735 Giorni per un ecodoppler

Il report di Federconsumatori ha analizzato i dati del 2023 di 41 aziende sanitarie locali e 13 aziende ospedaliere, rivelando tempi d’attesa allarmanti. Il record peggiore spetta all’ospedale di Magenta, dove un paziente deve aspettare 735 giorni – ovvero due anni e cinque giorni – per un’ecodoppler cardiaca. Ma non è l’unico caso estremo.

Ad Abbiategrasso, i tempi d’attesa per una fotografia del Fundus raggiungono i 682 giorni, mentre per una prima visita oculistica al presidio di Legnano ci vogliono 677 giorni. La situazione non migliora per altre prestazioni: all’ospedale di Magenta, una radiografia completa della colonna vertebrale richiede 546 giorni, una visita fisiatrica 310 giorni e una ecografia ginecologica 251 giorni.

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Aggiungiamo a questo elenco i 273 giorni d’attesa per una prima visita vascolare ad Abbiategrasso e i 293 giorni per una visita pneumologica a Legnano. Questi dati evidenziano una crisi sistemica nelle strutture sanitarie lombarde, con conseguenze gravi per la salute dei cittadini.

La crisi delle risorse umane nella sanità pubblica

La giunta regionale, guidata da Attilio Fontana, ha più volte annunciato stanziamenti per abbattere le liste d’attesa. Tuttavia, nonostante i fondi stanziati, la situazione non sembra migliorare. Il problema fondamentale risiede nella mancanza di personale sanitario: medici e infermieri sono insufficienti per far fronte alla domanda di prestazioni sanitarie.

In molti casi, i fondi destinati a ridurre le liste d’attesa finiscono per essere assorbiti dalla sanità privata. Le strutture private, infatti, offrono salari più competitivi e riescono ad attirare il personale necessario. Questo crea un circolo vizioso dove le liste d’attesa nel pubblico aumentano, spingendo i pazienti verso il privato, che beneficia della situazione.

Il caso del Fatebenefratelli: la frustrazione dei medici

Un esempio emblematico della crisi della sanità pubblica lombarda è il caso dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco. Lo scorso 15 febbraio, la direzione sanitaria aveva annunciato un progetto per prolungare gli orari di apertura dei poliambulatori territoriali fino alle 20.00, da lunedì a domenica, a partire dal mese di marzo 2024. Questo progetto mirava a ridurre le liste d’attesa offrendo ai medici la possibilità di effettuare ore aggiuntive a pagamento.

La risposta dei medici fu positiva, ma il 27 febbraio, una nuova comunicazione annullava l’iniziativa a causa di “ragioni di carattere amministrativo”. Nonostante l’impegno logistico e l’adesione dei medici, il progetto fu sospeso e non è mai stato ripreso. Questo episodio mette in luce le difficoltà organizzative e burocratiche che ostacolano i tentativi di migliorare il servizio pubblico.

L’impennata delle liste d’attesa: dati preoccupanti

Il report di Federconsumatori e Cgil non lascia spazio a dubbi: le liste d’attesa in Lombardia sono le più lunghe d’Italia. Tra i numerosi dati raccolti, emergono alcuni dei ritardi più significativi:

– Prima visita cardiologica: 426 giorni
– Prima visita cardio-vascolare: 227 giorni
– Visita endocrinologica: 280 giorni
– Prima visita ginecologica: 332 giorni

Questi numeri mostrano chiaramente che il problema non è limitato a poche strutture, ma è diffuso in tutta la regione, colpendo una vasta gamma di specialità mediche.

Le conseguenze dell’attesa: salute e qualità della vita

Le lunghe liste d’attesa hanno conseguenze dirette sulla salute dei cittadini. Ritardi nelle diagnosi e nei trattamenti possono portare a peggioramenti delle condizioni mediche, complicazioni evitabili e, in alcuni casi, a esiti fatali. Inoltre, l’ansia e lo stress associati all’attesa di cure mediche possono influire negativamente sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.

La risposta della regione: fondi e promesse

La giunta Fontana, insieme all’assessore al Welfare Guido Bertolaso, ha ripetutamente promesso interventi per migliorare la situazione. Tuttavia, i risultati attesi non sono stati raggiunti. I fondi stanziati non sono sufficienti a compensare la carenza di personale e le inefficienze organizzative.

Per risolvere il problema delle liste d’attesa, la regione deve affrontare una serie di sfide strutturali. È necessaria una revisione del sistema di gestione delle risorse umane, che includa incentivi per attirare e trattenere medici e infermieri nel settore pubblico. Inoltre, bisogna semplificare le procedure amministrative per rendere più efficienti le strutture sanitarie.

Il ruolo della sanità privata

Il crescente divario tra sanità pubblica e privata è un altro fattore critico. Mentre le strutture private prosperano grazie ai pazienti disposti a pagare per evitare lunghe attese, il sistema pubblico continua a soffrire. Questa situazione è particolarmente problematica per i cittadini meno abbienti, che non possono permettersi cure private e sono costretti a sopportare lunghi tempi di attesa.

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