«Bene prestare attenzione ai soggetti più fragili come anziani e bambini, garantendo loro una accensione degli impianti nei tempi stabiliti, se le condizioni metereologiche dovessero peggiorare, ma occorre prestare attenzione anche ai costi di gestione ed all’impatto ambientale»: così Leonardo Caruso, presidente Anaci Milano e vicepresidente nazionale, commenta l’accensione anticipata al 15 ottobre dei riscaldamenti a Milano.
Riscaldamento anticipato a Milano: pro e contro
«Il vero risparmio per i cittadini – sottolinea – passa attraverso una attenta manutenzione e riqualificazione degli impianti e delle strutture dell’edificio. Ma occorre un piano strutturato a lungo termine che permetta di progettare e coordinare tutti i lavori necessari, si aggiungano le detrazioni fiscali e l’accesso a piani di finanziamento facilitato e garantito. Oltre il 70% del patrimonio edilizio italiano necessita di interventi di riqualificazione importanti, con un impatto economico spesso non sostenibile per i proprietari di casa»: conclude Caruso.
Riscaldamento anticipato a Milano: tutte le regole
La comunicazione ufficiale arriva direttamente da Palazzo Marino: «A partire dal 15 ottobre sarà possibile accendere gli impianti di riscaldamento domestico come previsto dalle indicazioni definite dal Comune di Milano con l’apposita ordinanza. In particolare la temperatura massima consentita per gli edifici residenziali sarà di 19°C + 2°C di tolleranza, ridotta di 1 grado rispetto ai 20 previsti per legge. Per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e simili il limite rimane invece invariato a 18°C + 2°C di tolleranza», spiega il Comune.
Quanto tempo posso stare accesi i riscaldamenti? «Per quanto riguarda, invece, il funzionamento giornaliero degli impianti, l’ordinanza stabilisce un massimo di 13 ore (invece di 14), comprese tra le ore 5 e le ore 23. Come di consueto – riprende la nota – sono esclusi da queste prescrizioni alcune particolari categorie di edifici, tra cui quelli adibiti a ospedali, cliniche o case di riposo, gli asili nido e anche le scuole dell’infanzia».