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16. 10. 2024 20:49

Giulia Salemi e la percezione della sicurezza a Milano: l’allarmismo social non aiuta nessuno

Milano non è una città "abbandonata al crimine", come certe dichiarazioni potrebbero far credere: l’invito a non fermarsi alla denuncia pubblica

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In una storia Instagram, Giulia Salemi, influencer e volto noto, ha pubblicamente espresso il suo disagio riguardo la sicurezza a Milano, raccontando la paura che prova nel muoversi per le strade della città.

Giulia Salemi e la percezione della sicurezza a Milano

«Sono terrorizzata, ho paura per la mia vita», ha detto Giulia Salemi, denunciando la presenza di persone che la fanno sentire minacciata. Il suo sfogo riflette un sentimento condiviso da molte donne che, nel quotidiano, affrontano episodi di microcriminalità, molestie verbali e sguardi invasivi. Tuttavia, questo tipo di dichiarazioni pubbliche solleva alcune considerazioni critiche sull’impatto che tali affermazioni possono avere sulla percezione della sicurezza.

Il problema di Milano, come di molte altre grandi città, non è necessariamente quello di una crescente criminalità, ma piuttosto della percezione del rischio. Le statistiche parlano chiaro: negli ultimi tredici anni gli omicidi sono diminuiti del 50%, un dato che testimonia un miglioramento reale nella sicurezza. Al contrario, ciò che è aumentato sono i piccoli reati, come i furti e gli episodi di microcriminalità, che alimentano quella sensazione di insicurezza diffusa.

Sicurezza a Milano [Giulia Salemi]
Sicurezza a Milano [Giulia Salemi]

Il ruolo delle influencer come Giulia Salemi sulla sicurezza

È su questo punto che si inserisce il ruolo delle influencer e delle figure pubbliche che, grazie alla loro vasta visibilità, possono influenzare il dibattito pubblico. Nel caso di Giulia Salemi, il grido d’allarme è comprensibile, ma rischia di contribuire a un allarmismo sproporzionato che, invece di affrontare il problema in modo costruttivo, finisce per esasperare la percezione collettiva di insicurezza. Esprimere la propria paura sui social è lecito, ma è fondamentale chiedersi quale sia l’effetto di queste dichiarazioni sull’opinione pubblica e, soprattutto, sulle soluzioni reali al problema.

Non si può negare che Milano, come altre città, abbia zone più problematiche in termini di sicurezza, e non si può nemmeno ignorare il fatto che le donne, in particolare, vivano con una maggiore attenzione o ansia nel muoversi per le strade. Tuttavia, il miglioramento della sicurezza urbana non si ottiene con allarmismi generalizzati, bensì attraverso azioni concrete. Le istituzioni, dal canto loro, spesso rispondono con maggiori pattuglie nelle aree sensibili, come deterrente per chi delinque e per rassicurare i cittadini. Ma questo è solo un rimedio temporaneo.

Per le figure pubbliche, che hanno una grande responsabilità nei confronti dei loro seguaci, sarebbe più utile orientare i riflettori su iniziative che possano portare a un vero cambiamento: segnalare zone specifiche dove si sono verificati episodi problematici, collaborare con le autorità, o promuovere campagne di sensibilizzazione. Fare la cronaca di uno stato d’animo sui social può aumentare la percezione del rischio, ma non risolve il problema alla radice.

In conclusione, Milano non è una città “abbandonata al crimine”, come certe dichiarazioni potrebbero far credere. I dati ci dicono che è una città complessa, con problemi specifici, ma non in un declino di sicurezza generalizzato. Alle influencer che utilizzano la loro piattaforma per parlare di questi temi, va l’invito a non fermarsi alla denuncia pubblica, ma a fare uno sforzo in più: trasformare la visibilità in strumenti di collaborazione e azione concreta, evitando il facile scivolamento nell’allarmismo spicciolo.

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