10 e lode a Mahmood, essenza della musica italiana del futuro. Il nuovo che avanza con piacere, con chiarezza. Ma soprattutto: milanese.
10 ad Elisa, che come Giorgia non è mai banale. Come Giorgia non si è mai presa sul serio, come Giorgia è un vanto della nostra musica. Regina.
9 al doppio premio della Critica a Daniele Silvestri. Mai in dubbio. E guai a chi pensa di metterlo in dubbio. Meritat-issimo.
8 a DSquared2 che ha disegnato i vestiti di Paola Turci che insomma, lì così, in penombra ma anche no, perché no. Tigre2.
7 all’ultima di Ultimo, che si è tenuto il vestito buono e la voce calda per legittimare le voci della vigilia. Clap.
6 all’ultima di Irama che, chiamato al sorpasso finale nei confronti di Ultimo, non azzanna come avrebbe dovuto. Amari.
5 alle lamentele di Enrico Nigiotti per l’orario delle sue esibizioni al Festival. Cominciò a lamentarsi ai tempi di Amici, figurarsi. Amarcord.
4 alle lacrime di Anna Tatangelo, che sicuramente rispetto a quelle di Alessandra Amoroso tradiscono il disagio per il costante affossamento da parte di pubblico e critica ad ogni suo Sanremo. Ma tant’è. Siete privilegiati: niente lacrime. Cenerentoleide.
3 alla povera Arisa che chiude tragicamente la canzone che doveva farla stare bene. E le ha fatto venire la febbre a 39 la sera della finale. Pensa te. Dispiace.
2 all’orchestrale che, non impegnato nell’esibizione di Patty Pravo con Briga, viene beccato dalle telecamere smartphone in mano. Beh. Stonò.