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27. 09. 2024 04:22

Feltri sui ciclisti a Milano: l’odio patetico di un rappresentante delle istituzioni

A Feltri non bastano 212 morti all'anno per soddisfare la sua sete di provocazione becera e qualunquista

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Vittorio Feltri colpisce ancora. Non c’è limite alla provocazione becera di chi ormai sembra cercare disperatamente un titolone in grado di far parlare di sé. Questa volta, il direttore editoriale del Giornale, nonché consigliere regionale per Fratelli d’Italia, ha raggiunto un nuovo picco di bassezza con una dichiarazione che fa inorridire: «Mi piacciono solo quando vengono investiti», riferendosi ai ciclisti.

Feltri insulta non solo i ciclisti, ma anche le famiglie delle vittime della strada

La gravità di questa frase non sta solo nel contenuto violentemente disumano, ma nel fatto che Feltri ricopra un ruolo istituzionale come membro della Commissione permanente Sanità in Lombardia. Un incarico che richiederebbe una sensibilità e un’attenzione alle vite umane che evidentemente a Feltri non interessano minimamente. Anzi, la sua affermazione suona come uno schiaffo alle famiglie di chi ha perso la vita sulle strade italiane: ciclisti, che per lui, evidentemente, sono solo un fastidio da eliminare.

La realtà ci racconta un’altra storia. Nel 2023, secondo l’Istat, sono stati 212 i ciclisti uccisi sulle strade italiane. E, nei primi mesi del 2024, siamo già a 154 vittime, come riportato dall’Osservatorio Asaps. Numeri agghiaccianti, che descrivono una vera e propria strage quotidiana. Ma questo non basta a Feltri. A lui non bastano 212 morti per soddisfare la sua sete di provocazione. Forse perché è stanco, vecchio. Nato nel 1943, ha bisogno di più del doppio del numero di vittime per sentirsi vivo. Non gli bastano 212 orgasmi di crudeltà all’anno: ne vuole ancora di più. E non importa che quei ciclisti siano padri, madri, figli o nonni. Per lui sono solo figure su una bicicletta, da investire e poi, magari, deridere.

Vittorio Feltri

Oltre le parole di Feltri: nessuna presa di posizione del suo partito

Ma cosa c’è di ancora più vergognoso? Il silenzio. Silenzio totale. Da parte di Fratelli d’Italia, nessuna condanna, nessuna dissociazione. Non una parola di disprezzo o di scuse per una dichiarazione che, da qualunque angolo la si guardi, è indegna di una persona, figuriamoci di un rappresentante istituzionale. Eppure, quando si tratta di un’esponente della destra più nostalgica, tutto è permesso, tutto passa sotto silenzio. Un silenzio complice, che pesa sulle coscienze di chi dovrebbe tutelare il bene comune, e invece non trova nemmeno il coraggio di prendere le distanze da parole che incitano all’odio e alla violenza.

Feltri ha ragione su una cosa: lui è vecchio. E forse dovrebbe accettare che il suo tempo è passato. Ma c’è un dettaglio ironico e tragico insieme: non solo è membro della Commissione Sanità, ma fa anche parte della “Commissione speciale Valorizzazione e tutele dei territori montani e di confine; Rapporti tra Lombardia e Confederazione Svizzera”. Ecco, forse è proprio lì che Feltri dovrebbe andare in pensione, in Svizzera, lasciandoci finalmente in pace dalle sue battute grottesche.

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