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27. 09. 2024 04:25

Renga-Nek all’Arcimboldi: «La nostra Dolcevita non finisce mai»

Dopo l'esordio di ieri altri tre appuntamenti live «difficili da assistere seduti», assicurano nella nostra intervista doppia. Ecco come l’unione di due anime così uniche ha riscritto i loro destini artistici

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Oltre settant’anni di carriera in due e tanta voglia di stupire ancora: il progetto Renga-Nek prosegue il suo cammino intrapreso dalla prima data insieme all’Arena di Verona – unica inizialmente prevista – che ha chiamato, poi, a grande richiesta nuove prove live.

Dopo il lungo tour estivo che li ha visti esibirsi nelle piazze di tutta Italia, i due approdano per la prima volta – insieme – nei teatri e lo fanno partendo dalla cornice del Teatro degli Arcimboldi: dopo l’esordio di ieri, arrivano altri tre appuntamenti, stasera, giovedì 26 e venerdì 27 alle 21.00 (da 49 euro su ticketone.it).

Il tour nei teatri proseguirà a Bologna (Europauditorium, 29 e 30 settembre e 1 ottobre) e a Roma (Auditorium Parco Della Musica, 6 e 7 ottobre). Sono tanti i successi in scaletta, abilmente amalgamati e scambiati con le riconoscibili vocalità dei due artisti, affiatati sul palco, come nella vita.

Dopo i due appuntamenti all’Arena di Verona e al Forum di Assago, il ritorno al grande pubblico è in teatro.
Nek: «Sappiamo cosa ci aspetta perché è un tipo di palco che abbiamo calcato già nelle nostre singole carriere. Per questo sappiamo bene quanto sia importante arrivarci con uno studio meticoloso della messa in scena dello spettacolo. In teatro si è sempre pronti ad offrire qualcosa in più al pubblico, soprattutto a livello musicale».

Francesco Renga: «L’intimità stessa del teatro regala una magia diversa. Ma se si pensa al solito concerto da assistere comodi in poltrona vi sbagliate di grosso».

Quindi non si tratta di un concerto “da teatro”?
N: «Il nostro pubblico lo sa. Chi è venuto a vederci nelle piazze, come in Arena o al Forum, ha visto che il nostro non è un live esclusivamente celebrativo delle nostre hit. Nasce per essere la nostra festa, certo, ma diventa la festa di tutto il pubblico che, dopo anni, continua a seguirci. L’affetto non è mai scontato e loro ce lo dimostrano cantando tutti i brani rigorosamente in piedi, con un entusiasmo coinvolgente, non può che farci piacere».

R: «Stare seduti sarà difficile. Al Forum, lo scorso ottobre, lo abbiamo visto, il pubblico si diverte anche perché siamo noi i primi a farlo, giochiamo nell’incastrare le nostre vocalità e nello scambiarci i nostri stessi brani. Questo si percepisce dall’altra parte ed è bello».

Cosa cambia rispetto all’ultimo appuntamento milanese?
N: «A livello scenografico ci sarà qualche luce in più, qualche dettaglio ad hoc. Quello che non cambia sarà l’energia, la stessa dimostrata anche nelle piazze questa estate. Inizieremo la scaletta con un pezzo diverso e rileggeremo alcuni brani in chiave differente, più rock, più dinamica e strumentale. Confermo che sarà difficile star seduti».

R: «Presenteremo anche l’ultimo singolo estivo Dolcevita, che si è aggiunto alla versione digitale dei dodici brani dell’album RengaNek».

In cui è presente il singolo sanremese Pazzo di te. State valutando un ritorno?
N: «La parentesi sanremese è stata un’altalena di emozioni. Nel bene e nel male, abbiamo saputo cogliere il meglio da questa esperienza, vissuta per la prima volta insieme. E devo confessarlo, proprio averci l’uno al fianco dell’altro ci ha aiutato a superare i momenti no e quelle critiche in più».

R: «Un ritorno è da escluderlo, non rappresenta uno stimolo, al momento, per noi. A tour concluso ci prenderemo del tempo per noi. Se ci chiamano per presentare, magari… chissà (ride, ndr)».

In scaletta sono presenti altri inediti?
N: «Ci saranno solo i singoli pubblicati. È una scelta precisa la nostra, ovvero quella di non far calar mai la tensione durante il concerto, pensato proprio per far cantare il pubblico dall’inizio alla fine. Presentando brani non conosciuti, pur presenti nel nostro ultimo album, verremmo meno a quella festa che ci siamo promessi di condividere con il pubblico, in quella che ci piace pensare come una seconda giovinezza».

Questa è la vostra prima volta agli Arcimboldi, insieme. Vi ricordate l’ultima?
N: «Era il dicembre 2022 ed ero in scena con il 50/30, disco celebrativo dei trent’anni di carriera. La struttura di questo teatro è comoda per chi viene da diversi punti della città perché dislocata dal centro, poi il proscenio è gigante, si possono costruire scenografie importanti. Pur essendo un teatro, con tutte le sue logiche, si può offrire un concerto rock e non solo una veste pop. Agli Arcimboldi, però, ci ero già stato, nel novembre del 2019».

R: «Proprio un mese prima, ad ottobre, arrivarono i due appuntamenti milanesi de L’altra metà tour, il tour che portava il nome del mio album di inediti. Questo è un teatro dall’acustica giusta, perfetta per far ascoltare al meglio la propria musica. In fondo Milano è sempre stata una piazza accattivante: conquistare qui il pubblico ha un valore in più, perché sai quanto sia abituato all’ampio ventaglio di offerta culturale e musicale, nello specifico. Sicuramente più della mia Brescia, ecco».

Un bresciano, appunto, e un modenese, alla conquista di Milano. È la vostra storia degli anni Ottanta e Novanta.
R: «Venni a Milano la prima volta da minorenne, a bordo della 128 azzurra di Carlo Alberto, bassista dei Timoria, allora maggiorenne ed unico ad avere la macchina. Ricordo che preparammo dei panini, addirittura, per quanto consideravamo un “lungo viaggio” quella Brescia-Milano. Era il 1984 ed avevo 16 anni, ero quel classico ragazzino speranzoso ai primi provini discografici. Per noi della provincia Milano era un inevitabile punto di inizio. Da lì a poco sarebbe cominciata l’avventura con i Timoria».

N: «La prima volta spalancai gli occhi. La capitale della musica, e del rock, allora poteva essere solo Mantova per me. Milano era il posto dove poter investire la paghetta settimanale in strumenti musicali, da assemblare pezzo dopo pezzo per costruirsi una band. Nel 1991 andai in via Meda 45, alle porte dell’etichetta discografica Fonit Cetra per presentare un provino. L’anno successivo arrivò il primo album, che mi portò poi al primo Sanremo nel 1993».

Altri ricordi milanesi di quel periodo?
N: «Dopo una mia esibizione, probabilmente non così felice, al Teatro Nazionale, Lucio Dalla mi disse che per cantare bene avrei dovuto soffrire di più. Da quella frase imparai molto, come sto imparando ancora oggi. Ad esempio, mai come in questi ultimi anni con Francesco, ho portato a casa un nuovo utilizzo dei muscoli della gola e un nuovo studio sull’estensione della voce, gli devo molto perché non si finisce mai di imparare».

R: «Mi viene ancora da ridere oggi se penso a quella volta che, dopo un sold-out al Rolling Stone, il nostro primo vero concerto a Milano, non mi fecero entrare all’after-show. Probabilmente avevamo festeggiato un po’ troppo… e non ero riconoscibile (ride, ndr)».

Renga-Nek, le info

Stasera alle 21.00

Giovedì 26 settembre alle 21.00

Venerdì 27 settembre alle 21.00

Teatro degli Arcimboldi

Viale dell’Innovazione, 20

da 49 euro su ticketone.it

Renga-Nek, con Mi-Tomorrow all’Arcimboldi

Destiniamo 3 coppie di biglietti per la data di giovedì 26 settembre ai primi lettori che chiameranno il 340.24.31.528. Il numero è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 19.00.

Renga-Nek, Milano secondo Renga

1 – «La vecchia sede della Polydor (via Carlo Tenca) in cui firmai il mio primo contratto discografico ancora minorenne».

2 – «Il Jungle, il vecchio studio di registrazione in cui feci i primi dischi da solista».

3 – «Il vecchio Rolling Stone in cui feci il mio primo vero concerto milanese».

4 – «Dove dormii per più di un mese in un appartamentino sui Navigli presso un residence frequentato per lo più da modelle e modelli. Fu un periodo divertente».

5 – «San Siro, teatro della benemerita Inter».

Renga-Nek, Milano secondo Nek

1 – «Conciliazione: le vie, i negozi, la zona dove ho avuto casa e “fatto base” per tanti anni».

2 – «Il Logic Studio di via Piacenza. Lo studio di registrazione (non c’è più) dove ho lavorato per tanti anni, e dove credo di aver prodotto alcune tra le mie cose migliori».

3 – «Il Forum: perché il primo Forum, che ho fatto tanti anni fa, non si scorda mai».

4 – «Il ristorante La Briciola: da Gianni, dove ho passato tante belle serate».

5 – «L’Hotel Me il Duca: ormai da qualche anno la mia “calda” casa milanese».

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