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13. 10. 2024 05:25

The Freak Show maturo e consapevole di Naska: «Sono il principe del punk italiano»

Il cantante pubblica il suo ultimo album e a dicembre la prima al Forum di Assago

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Con il nuovo album The Freak Show (Thamsanqa / The Orchard) – in arrivo oggi – Naska propone tracce inedite di punk energico e fuori dagli schemi, anticipate da The Freak Family, la dramedy d’animazione disponibile su Prime Video. «Questo è il disco della consapevolezza – confessa a Mi-Tomorrow – più che della maturità, parola che non condivido con il mio percorso. Sono sempre lo stesso ragazzino cresciuto nella provincia marchigiana che trova, nella musica, il modo migliore per divertirsi e far divertire. Non intendo cambiare».

Naska: «Sarà uno show in cui ognuno si sentirà libero»

Però, a Milano, hai acquisito esperienza.
«Mi sono trasferito qui a 19 anni. In quasi otto anni di permanenza ho cambiato diverse case e zone. Sono partito da una mansarda condivisa con tre ragazzi in Darsena fino a Linate, la mia attuale zona, scelta per star lontano dal traffico e dal rumore. Mi piace poter scegliere quando volerlo e quando no».

Tutti i brani del disco sono nati in città?
«Quasi. Tutte le tracce, tranne Berlino, arrivano dal nostro studio a Gallarate. Ad alcune sono legato di più, come Corona di spine, Piccolo e Pagliaccio».

Quest’ultima recita: “sono solo i miei a chiamarmi Diego”. Quale rapporto hai con la notorietà?
«Mi fa piacere. Ho una bella fanbase di ragazzi/e che mi seguono. Nel brano parlo delle maschere dietro alle quali, spesso, celiamo le nostre più intime fragilità. Quelle che solo i veri amici conoscono».

A proposito di maschera, nella cover del disco appari come Joker.
«L’idea era arrivata, in realtà, molto prima che sapessimo della concomitanza con l’uscita del sequel. La mia reference cinematografica è, in realtà, Il corvo».

Il disco si apre con un manifesto punk (e i Blink 182).
«”Ho voglia di mettere i blink” era tra le cose a cui pensavo quando interpretavo il cantante punk già tra le vie del mio paesino in provincia di Macerata, con annessi stereotipi in tatuaggi, capelli lunghi e vestiti alla moda. Crescendo, poi, ho capito che essere punk non è nel modo di vestirsi, ma come prendi la giornata».

Ovvero?
«La cresta o il chiodo, ormai, non ti rendono più stravagante, lo fanno le scelte di vita. Scegliere di non fare trap o rap – i generi che oggi sono primi in classifica – è già, di per sé, un gesto punk».

E il Forum?
«Altro traguardo assolutamente punk. Dopo due sold-out al Fabrique – date per me indimenticabili per la presenza dei miei genitori, non così abituale – sono pronto alle oltre 10mila presenze del Forum (7 dicembre alle 21.00, ndr). Sarà uno show in cui ognuno potrà sentirsi libero».

Un esempio?
«Parto da me. Vorrei imitare lo show dei Red Hot Chili Peppers al Kit Kat Club di Los Angeles nel 1983. Quando salirono sul palco vestiti solo con un calzino. Non so se me lo permetteranno…».

In breve

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